Roma. Quartiere Esquilino in stato d’assedio. Poliziotti schierati in assetto di guerra a Piazza Vittorio, nelle strade laterali, carabinieri in tenuta da battaglia a Colle Oppio. Intorno a Santa Maria Maggiore guardie armate vigilano. L’aria è fredda. Il traffico dirottato. A via Napoleone III, dov’è la sede di CasaPound, non c’è un’anima. Tre anziani signori, all’apparenza ,misuratori dello smog stazionano all’angolo. Non si muovono. Lo strumento passa di mano in mano: si scambiano valutazioni tecniche? non si capisce. Tra agenti in divisa e quelli in borghese è un vero esercito. Chi è stato a Derry durante l’occupazione delle truppe britanniche non può fare a meno di notare la somiglianza. Gli Irlandesi lottavano per l’indipendenza e Sua Maestà non aveva alcuna intenzione di concederla. Ma qui? Chi minaccia l’Esquilino? L’attesa si fa stancante. Alle 11 arriva un clamore. Un paio di centinaia di ragazzini. Età media: 14 anni. Qua e là spuntano strani tipi scaciati: sono guardie travestite, ma i “pericolosissimi” manifestanti non ci fanno caso. Sono impegnati a strillare contro la scuola dei padroni. Il mantra del Sessantotto ha una nuova versione: “Se non cambierà, lotta dura sarà”. È commovente. Camminano sorridenti. Qualcuno fa la faccia arrabbiata ma è poco credibile. Sono più preoccupanti le facce delle guardie: a loro prudono le mani e i manganelli. I ragazzini si fermano all’angolo di via dello Statuto. I “capi” non sanno che fare. Ordinano nei megafoni di allinearsi tutti dietro lo striscione, ma pochi obbediscono. Non resta che riprendere a camminare. Dietro di loro il traffico riprende. Gli automezzi blindati si schierano in coda. Qualcuno urla “pagherete tutto”. L’entusiasmo è bello. Le ragazzine sono eccitate e sgambettano da una parte all’altra: stanno partecipando alla rivoluzione; che bello! Fotografi e inviati tv ciondolano nell’attesa di qualcosa che giustifichi l’allarme. Sono annoiati e sono tanti. I manifestanti si fanno sotto. Non hanno paura di essere “immortalati” e invece dovrebbero. A molti di loro, quando avranno dimenticato questa mattinata rivoluzionaria, arriveranno comunicazioni giudiziarie. I loro genitori dovranno assumere gli avvocati per la difesa. La repressione ha due facce: il manganello e il lacrimogeno subito; la denuncia penale e il processo, a bocce ferme.
La sensazione è che sono energie sprecate. Ragazzini che copiano. Gli slogan sono vecchi, anzi, fuori tempo massimo. Gli obiettivi non sono chiari. Se parli con loro, hai commenti superficiali: mischiano gli esami scritti con la morte dello studente-lavoratore, vogliono le dimissioni della ministra Lamorgese e non vogliono morire di scuola. Un guazzabuglio. È un vero peccato che questi ragazzini siano abbandonati a sé stessi. Ad un certo momento un gruppetto si stacca e circonda un uomo: è un loro professore. Sorridente e soddisfatto distribuisce pacche e ammiccamenti. Sono di questo tipo i loro maestri?
Il corteo procede stancamente verso la basilica. Meglio tornarsene a casa. Non c’è niente da vedere. Né da sperare.