Uno dei gruppi di Lotta di Popolo più prolifico in documenti e analisi fu quello di Milano. Come ho avuto modo di sottolineare, non eravamo un Movimento strutturato e organizzato. Non c’era una burocrazia piramidale alla quale fare capo. Avevamo fatto dei tentativi (https://internettuale.net/3290/50-lotta-di-popolo-a-pescara-il-primo-congresso-nazionale) perché avvertivamo l’esigenza di una “sistemazione”, ma al tempo stesso non ne sentivamo l’urgenza in quanto tutti noi viaggiavamo sulla stessa lunghezza d’onda e non c’era necessità di imporre “parole d’ordine”. Da Milano, per esempio, ci arrivavano ciclostilati e stampati sul contenuto dei quali ci trovavamo sostanzialmente d’accordo (per le sfumature da eliminare scrivemmo poi il manifesto…) senza averne discusso prima. Era un lavoro continuo di energie e intelligenze che portava vigore alla lotta di popolo come fine della lotta politica e non come semplice sigla da pompare.
Di un documento intitolato “Linee per una lotta rivoluzionaria”, ciclostilato nell’ottobre del 1970 nella sede di Via De Amicis a Milano, riporto la pagina incentrata sull’Europa e sulla rivoluzione culturale necessaria. Ho lasciato le maiuscole e le sottolineature presenti nell’originale (il fucile d’assalto in copertina era evocativo del Terzo Mondo e non di una lotta armata in Italia).
«NELLA PRESENTE SITUAZIONE STORICA L’UNICA REALTA’ RIVOLUZIONARIA CHE SIA IN GRADO DI AFFRONTARE E SCONFIGGERE IL CAPITALIMPERIALISMO, E DELINEARE LA FORMAZIONE DI UNA SOCIETA’ RISPONDENTE ALLE ESIGENZE DELL’UOMO E’ COSTITUITA DA UN’EUROPA LIBERATA ED EDIFICATA ATTRAVERSO UNA LOTTA DI POPOLO.
Un’Europa che trovi la sua unità nella maturazione e nella convergenza rivoluzionaria dei Popoli Europei: non Terzo Blocco teso a farsi terzo imperialismo, ma forza-guida di tutti i popoli oppressi e sfruttati, volta a spezzare la Santa Alleanza sovietico-statunitense ed a liberare l’uomo dalla sopraffazione del denaro e del tecnicismo asservito all’Usura.
LA LOTTA DELLE AVANGUARDIE RIVOLUZIONARIE NEI PAESI EUROPEI DEVE PERCIO’, COLLEGANDOSI ALLA LOTTA DI POPOLO NEL TERZO MONDO, TENDERE CON OGNI MEZZO A TROVARE IL SUO SBOCCO NELLA LOTTA DI POPOLO IN EUROPA.
Per giungere a questo non serve lanciare proclami, né chiudersi nella sterile idolatria di schemi inteIlettuaIistici avulsi dalla realtà storica attuale – ma è necessario AGIRE, pertinacemente ed in ogni luogo, attraverso le contraddizioni ed i punti deboli del sistema per accelerarne la crisi permanente.
L’Avanguardia Rivoluzionaria nasce dalla realtà di un tipo umano non ancora “integrato”, cresce sulla realtà delle opposizioni extraparlamentari, e si organizza nella realtà e nel corso della lotta di tutti gli individui “consapevoli” e “responsabilizzati”.
E’ capitaIe che l’Avanguardia Rivoluzionaria abbia sempre presente e ferma la nozione del pericolo rappresentato dalle infinite capacità di assorbimento e strumentalizzazione della società borghese nei confronti dei fermenti contestativi e ribellistici: se non vuole fare il gioco del sistema l’Avanguardia Rivoluzionaria non deve cercare di imitare la “democrazia” (come hanno fatto i riformisti pseudo-rivoluzionari); né invocare la “democrazia” (come hanno fatto i ribelli); né tanto meno inserirsi nella “democrazia” (come hanno fatto gli intellettuali populisti ed i sindacati servi del capitalismo).
IL PROBLEMA FONDAMENTALE STA NELL’ESTIRPARE IL COSTUME MENTALE IMPOSTO DALLA FILOSOFIA E DALLA “CULTURA” BORGHESE, NEL RIFIUTARE I SUOI LOGORI MITI E NEL NEGARE FEDE ALLE SUE FALSE VERITA’».
A differenza dei compagni di lotta di Milano, io (e non soltanto io) non ritenevo possibile la distruzione immediata del sistema fondato sul capitalismo. A mio parere, bisognava attraversare delle fasi intermedie partendo dall’autogestione delle imprese. Dopo una serie di incontri e dibattiti, ricordo che anche a Milano si convinsero di una strategia più “praticabile”. Mi piacerebbe se qualche milanese facesse risentire la propria voce. Io di nomi non ne faccio, stiano tranquilli.