Maastricht, antica città romana teatro nei secoli passati di guerre e assedi, è diventata nota ai più per via del trattato che obbliga gli Stati Ue (e perciò anche l’Italia) a ridurre il debito pubblico e, soprattutto, a non farne altri. La crisi esportata dagli Usa ha visto molti “sapientoni” e altrettanti “sciocchini” schierarsi contro il trattato di Maastricht per ottenere mani libere e superare così il disastro facendo altri debiti.
Ovviamente sintetizzo un tema molto più complicato ma non è questo il luogo per parlare di economia (e di pseudoeconomisti). Questo spazio lo voglio dedicare a d’Artagnan. Sì, all’eroe di tanti sogni adolescenziali (inclusi i miei) uscito dalla prolifica penna di Alessandro Dumas (padre).
L’intrepido e valoroso moschettiere dei romanzi fu un combattente anche nella realtà.
Ho ripensato a lui, oggi pomeriggio, perché ho visto su RaiMovie un film francese dal titolo strabiliante: “La figlia di d’Artagnan”.
Stravaccato sul divano – condizione abituale da quando sono disoccupato – ho deciso di sorbirmi il polpettone in costume. In effetti, i film cosiddetti “storici” mi piacciono a tal punto che ho visto perfino gli Ercole contro Maciste e i 300 della nascita dell’impero.
Preferisco un brutto film di cappa e spada ad una incensata pellicola con drammi introspettivi e penose tragedie personalfamiliari.
Sono rimasto un provinciale e a cinema ci vado per rilassarmi e per divertirmi e non per farmi spiegare come funzionano l’incomunicabilità o l’alienazione oppure la psicologia di un’anima in pena.
Il film mi ha piacevolmente sorpreso. La figlia di d’Artagnan (Sophie Marceau), il famoso moschettiere avanti con gli anni (Philippe Noiret) e un bizzarro cardinal Mazzarino (Gigi Proietti) in compagnia di attori e caratteristi di buon livello hanno dato vita (regia di Bertrand Tavernier) ad un racconto umoristico con risvolti di critica politica (godibilissima la scena con i congiurati che litigano per avere ministeri e prebende mentre il re (Luigi XIV, quello dello «Stato sono io») è ancora vivo.
Alla fine del film, per quegli strani meccanismi mediante i quali il cervello collega i file m’è venuto in mente l’assedio di Maastricht che vide la morte di un ardimentoso ufficiale dei moschettieri. Sono andato a riguardarmi la data e, guarda la combinazione, l’assedio è del giugno 1673. Trecentoquarantuno anni fa.
Per conquistare Maastricht i moschettieri non si risparmiarono e occuparono le posizioni olandesi in nome del re di Francia, ma il loro comandante fu colpito a morte da un colpo di moschetto. Era il 25 giugno e quell’ufficiale si chiamava Charles de Batz-Castelmore, conte d’Artagnan.
Assediare Maastricht fu letale per il moschettiere. Ci pensino gli assedianti di oggi.
Giuseppe Spezzaferro