Il Prodotto interno lordo, l’inflazione e la disoccupazione sono dati economici che sembrano noti a tutti. Ne sento parlare spesso, ma sempre a sproposito, in metro o sul bus. Ora arrivano i dati dell’Istituto nazionale di statistica a darmi ragione: gli italiani sono in gran parte all’oscuro dei veri dati e, quando parlano di economia, lo fanno a vanvera.
Alla domanda sulla conoscenza della variazione annua del Pil – scrive l’Istat – il 62% non ha saputo dare un’indicazione, il 37% ha affermato di saper fornire un valore (in più o in meno rispetto al valore ufficiale) e l’1% si è rifiutato di rispondere.
A proposito del tasso di inflazione, coloro che non rispondono – spiega l’Istat – si possono scomporre in due gruppi: chi ha sentito parlare del fenomeno dai mezzi di comunicazione (46,8%) e chi, invece, non ne ha mai sentito parlare (10,6%).
Riguardo alla disoccupazione la quota di chi fornisce un valore raggiunge il 45,5% ed è relativamente più alta rispetto alle altre variabili. Comunque la maggioranza, cioè il 51,5% non è in grado di rispondere e il 6,8% dichiara di non averne avuto notizia.
Questo è lo stato dell’arte. Ecco perché sui cosiddetti social network tracimano le informazioni sbagliate e i commenti stupidi. La maggioranza degli italiani non ha idea delle reali dimensioni della disoccupazione, dell’inflazione e del Pil.
E quali sono le fonti principali di informazione?
Il principale media utilizzato dagli italiani per la conoscenza di dati economici – scrive l’Istat – è la televisione (46,5%); seguono: Internet (19%), i giornali (18,1%), la radio (7,5%); agli ultimi posti ci sono le discussioni con parenti e amici (5,4%) e i discorsi dei leader politici (2,8%).
Dal che si deduce che meno della metà degli italiani crede ancora nella televisione e che la stragrande maggioranza ha smesso di credere ai politici. E questo non so se sia un vero passo avanti.
Giuseppe Spezzaferro